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Erica Fuschini / Anima, Animus

 

Finding the Soul through faces.

The artist is crossed by a vision so powerful that she sees through the spaces, in the void,where nothing can actually be seen. She sees between the wrinkles, behind the looks.

Her gaze scarifies the matter by dissolving it.

But this does not make it thin, ethereal or distant:after having destroyed it, she reassembles it, renewed, with strong colors and material strokes of an almost painful intensity.

Looking at her paintings we find ourselves seen and crossed, nailed by the painting that looks at us …and suddenly we are on show.

It become an exposure of ourselves.

We are inexorably drivenin search of that Soul that we didn’t know we wanted to find.

Trovare l’Anima nei volti.

L’artista è attraversata da una visione così potente che vede negli spazi, nel vuoto, dove nulla può in realtà essere visto. Vede tra le rughe, dietro gli sguardi.

Il suo sguardo scarnifica la materia dissolvendola.

Ma non per questo la rende sottile, eterea o distante: dopo averla destrutturata la riassembla, rinnovata, con colori forti e pennellate materiche di un’intensità quasi dolorosa.

Guardando i suoi quadri siamo noi stessi visti e attraversati, inchiodati dal quadro che ci guarda…e improvvisamente in mostra siamo noi.

Diventa esposizione di noi stessi.

Siamo spinti inesorabilmente alla ricerca di quell’Anima che non sapevamo di voler trovare.

 

 Michela Bondi

 


 

Erica Fuschini / Anima, Animus

 

Quello che avviene nel processo creativo è estremamente difficile da spiegare in termini razionali perché il logos che lo governa è lo stesso fluire dell’eterno movimento in divenire (panta rei) e l’inconscio funge da canale privilegiato attraverso cui scorrono le pure proiezioni e intuizioni dell’Anima.

Spesso il legame con la propria Anima viene dato per scontato a causa di un terribile errore semantico e la nostra essenza più profonda viene scambiata e oscurata dall’identificazione con la mente ed il pensiero, o meglio, i pensieri; così che l’Io viene brutalmente confuso con il Sé.

Sia nella psicologia junghiana che nell’ermeneutica arcana, l’Io è spesso descritto come un isolotto di consapevolezza che fluttua nel mare dell’inconsapevolezza (cit.); l’Io nasce, difatti, in noi come potenziale che viene poi modellato dall’ambiente per fungere da ricognitore del mondo esterno.

Senza l’Io non sarebbe permesso alla natura profonda e selvaggia dell’Anima di affiorare in tutti i suoi colori, profumi e sapori; tuttavia, esso interviene soltanto in un secondo momento per dare forma e concretezza alle pure intuizioni e al sentire dell’Anima.

Così come accade nella contemplazione meditativa, nella concentrazione creativa la distinzione tra oggetto e soggetto viene superata fino a giungere all’oblio di sé, limite paradossalmente necessario per fare emergere il vero nascosto da Maya.

L’Arte diviene quindi partecipazione, divenire, dialettica infinita ed il Trascendente a cui essa tende si concretizza attraverso le forme, i colori, e i caratteri del linguaggio del mondo, rivelandosi Immanente tramite un processo di natura alchemica.

In questo processo di totale fusione e dissoluzione dei confini si un giunge ad uno stato di Silenzio Profondo (shunya) in cui ha luogo la connessione con la propria Anima e, attraverso di essa, con il tutto o, in altre parole, con l’Infinito.

Solo da questo processo di profondo scavo interiore può, paradossalmente, partire l’estensione dello spirito; soltanto attraverso la connessione con il Sé profondo è possibile dar luogo a quella dinamica di espansione dell’Anima che consente all’individuo di esprimere al meglio le proprie potenzialità e di sentirsi parte attiva del tutto organico.

In tale dinamica l’Artista si fa simultaneamente ricettore e catalizzatore di intuizioni ed archetipi di istanza collettiva e trasformatore creativo di energie, rivelando e comunicando così al mondo la vera identità dell’Essere.

L’intuizione è elevata al suo massimo potenziale e la comunicazione all’esterno delle istanze profonde avviene a un livello sottile di estrema empatia, pertanto fortemente diretto e incredibilmente universale.

Il Silenzio Profondo risuona in tutta la sua potenza, irrompendo e vibrando attraverso le corde dell’Anima, in una sinfonia che è impossibile non udire o ignorare, perché scritta tramite le stesse note creatrici che costituiscono, vibrando, il fondamento dell’Essere.

Il Silenzio si esprime così in musica, vibrando e rivelando la Vera Identità del Sé e dell’Universo Infinito.

In questo processo avviene il riconoscimento della propria Identità e, attraverso lo specchio del mondo, la riflessione, espressione ed espansione luminosa dell’Anima.

L’inconscio, o meglio, la connessione con lo stato di silenzio profondo si configura quindi come la casa a cui fare ritorno per permettere il riconoscimento e l’affiorare del Sé Profondo (Individuazione), accendendo così la luce dell’Anima.

Solo allora si ritrova la Casa e solo mantenendo il legame e la connessione con l’Anima/Animus, ritrovando la propria Integrità, si può riconoscere la propria appartenenza all’Infinito e, pur proseguendo nell’errare (Samsara), non sentirsi più “Homeless”.

 

 Sat Nam